Milo Manara | Romics

Milo Manara

Romics d’Oro della II edizione

C'è un pensiero istintivo nei confronti di un artista che riesce a produrre un suono, un'immagine, una meraviglia con la stessa naturalezza con cui si cammina o si sbadiglia. Ed è: che fortuna avere avuto quella fortuna!, perdendo così di vista l'impegno, la fatica, il lungo cammino necessario perché quella fortuna prenda vita. Milo Manara, artista naturale, ha dovuto attraversare tutte le lunghe tappe che portano non solo al successo, ma anche, soprattutto, al collegamento perfetto tra mano e pensiero. Anzi, sarebbe bello poter provare che in lui la mano sia diventata così artisticamente autonoma da realizzare qualcosa che il pensiero ancora non aveva suggerito. Sono trentatré anni che Manara disegna fumetti, da quando ha realizzato la versione disegnata del fotoromanzo nero "Genius". E prima di cominciare a realizzare fumetti per il Corriere dei Ragazzi, nel 1974 (su testi di Andrea Mantelli e di Mino Milani), ha disegnato molti tascabili erotici su testi di Francesco Rubino (48 numeri di Jolanda). Dal 1976, da quando esordisce su Alterlinus, allora la rivista manifesto degli autori di fumetto, comincia a realizzare fumetti che hanno un forte legame con il sociale. Fino al suo capolavoro del tempo, quell'HP e Giuseppe Bergman che lo vedeva personaggio accanto al suo maestro Hugo Pratt, col quale avrebbe in seguito collaborato disegnando due sue sceneggiature: Tutto cominciò con un'estate indiana e Il Gaucho. Chissà se hanno avuto qualche influenza anche i suoi rapporti privilegiati con Federico Fellini, fatto sta che il lavoro di Milo Manara diviene da allora sempre più fisico e istintivo, ammaliante proprio per il trasporto emozionale che l'autore riesce a dare ai corpi, femminili soprattutto. E sembra plasmarli davvero come un dio fa con le sue creature. Per preferire così, sotto l'influenza di un'arte che sembra magia, storie in cui il gioco ha la meglio sulla costruzione, e la mano, gioiosa, sulla ragione.