
Mauro Boselli
La dimensione di grande autore di fumetti di Mauro Boselli va interamente compresa nelle dinamiche evolutive che interessano la casa editrice di Sergio Bonelli almeno a partire dalla seconda metà degli anni ottanta. Nella fabbrica culturale bonelliana (…) Boselli affina i suoi gusti originariamente letterari e cinematografici e le proprie capacità di narratore. Mette alla prova le sue passioni filmiche, e le incanala nel meticoloso apprendistato che, in redazione, ben presto gli consente di farsi riconoscere fra i più promettenti sceneggiatori (si occupa di noti characters come Mister No, River Bill, Il piccolo Ranger). Passa poco tempo, però, e dal 1991 a Boselli è affidato il compito di rilanciare verso nuove direzioni il personaggio di una delle serie che meglio caratterizzano la casa editrice: Zagor, l’eroe che vive nella foresta di Darkwood in un Ottocento che mescola western e fantasy, avventura e comicità. (…) Il successo dell’operazione di Boselli è tale che l’editore gli affida parallelamente un incarico ambizioso e impegnativo: affiancare il bravo Claudio Nizzi nelle sceneggiature di Tex. Ancora una volta, Boselli compie una operazione narrativa strategica; “taglia” le avventure mensili del più noto personaggio western italiano con un piglio efficace, al di sotto del quale si riconosce come le sue storie di Tex sono ricondotte a precise matrici del cinema classico (da Ford a Walsh, Wellmann, Aldrich, ecc.). (…) Eccoci giunti a Dampyr, un fumetto seriale che dal 2000 a tutt’oggi, portato avanti per un’ottantina di episodi, accanitamente mette alla prova l’arco stesso del rapporto fra la casa editrice e il suo attento pubblico di lettori, vecchi e nuovi, fedeli nel tempo o appena arrivati. Dampyr non è un fumetto semplice. Ma è sempre appassionante (….) ed esprime, con i nuovi linguaggi del fumetto, la modernità critica della figura del vampiro; da un lato, osserva quest’ultima come a distanza, e dall’altro la rende prossima ad altre mitologie che si affermano in un’epoca come la nostra, soggetta a diverse rivoluzioni e cambiamenti incessanti di ordine tecnologico, epistemologico, culturale. Attraverso la filigrana e l’ottica postmoderna del figlio umano di un Supervampiro, la serie di Boselli cerca, con decisivo coraggio, di raccogliere la traccia di un’importante metafora del tempo attuale. Il vampiro, l’umano e il vivente; il non-morto – figura simbolica in cui il presente cerca di leggere e interpretare il passato e prefigurare il futuro – è messo di fronte al non-vivo, al mondo inorganico, al vivente non-umano, a quegli scenari della tecnologia che rischiano di estraniare l’uomo dall’uomo, a quelle organizzazioni della politica che soffocano libertà e producono violenza. Harlan, mezzo umano e quasi-vampiro, vive in un incrocio di possibilità che, a volte dolorosamente, lo aiutano a meglio apprendere come vivere.