Tanino Liberatore | Romics

Tanino Liberatore

Romics d’Oro della V edizione

Liberatore è il corpo. Corpo come narrazione addensata in simboli. Corpo come volumetria di muscoli e sessualità aggressiva, dirompente, alternativa. Limite estremo di eros e violenza, ricombinazione delle identità, sex-appeal dell’inorganico, rivoluzione del quotidiano e dell’immaginario tarpata dall’insorgenza culturalmente devastante dell’AIDS. Apparve così ai nostri occhi fin dalle prime tavole di Ranxerox, il personaggio che marchia il suo abbinamento al nome di Stefano Tamburini e che segna – insieme a Pazienza, Scòzzari, Mattioli e pochi altri – il momento della rifondazione generazionale del fumetto italiano. Tra “Cannibale” e “Frigidaire”, dal 1978 il coatto sintetico costruito con i pezzi di una vecchia fotocopiatrice Rank Xerox incarna, letteralmente, lo spostamento d’asse delle culture metropolitane, dando vita a un’estetica che sarebbe diventata celebre a livello planetario con il neologismo cyberpunk. Posto al centro di un fermento culturale oggi inimmaginabile, Tanino Liberatore coniuga più tradizioni (quella della storia dell’arte, quella del fumetto, quella della letteratura e del cinema pulp) per dare “corpo” a qualcosa di nuovo, una sensibilità che trova alloggio nelle configurazioni plastiche rese possibili da una tecnica straordinaria, capace di mediare tra passato e presente, restituendo un mondo di forme cariche di erotismo dissonante ed inesorabili inquietudini epocali. Con gli altri della sua generazione di comic-maker, Liberatore ha occupato lo spazio lasciato libero da un cinema anemico, irrorando di sangue i solchi della nostra immaginazione. Il sangue dei suoi corpi immateriali (ma quanto, quanto solidi!) ha placato, per un po’, la nostra sete di visioni “sensate”. Tra la preistoria e il futuro, ha coperto un arco temporale decisivo in cui la nostra industria culturale ha giocato tutte le sue carte sull’egemonia televisiva, uscendone con le pezze al culo. Pezze al culo (rosse) che Ranxerox esibisce invece con altera disinvoltura, invitando al fist-fucking intellettuale l’intera classe dei colti nazional-popolari, mentre il suo performatore, il sublime Liberatore, guadagna la libertà d’espressione riparando in Francia.