Robin Wood | Romics

Robin Wood

Romics d'Oro della III edizione

Quale sia il grande segreto di Robin Wood è difficile dire: forse una vita molto avventurosa che gli ha offerto innumerevoli spunti per creare i suoi mondi, forse una curiosità che lo spinge a guardare, a cercare continuamente tra le persone e le cose che incontra, forse la capacità di scrivere le sue sceneggiature in qualsiasi luogo e condizione, ma meglio di tutto su un qualsiasi mezzo di locomozione in qualunque parte del mondo, fatto sta che da quasi quarant’anni è un creatore inesauribile di personaggi e avventure. Le sue scarne note biografiche dicono che è nato in una località del Paraguay nel ’44 e che è approdato al fumetto a ventun anni, cercando di disegnare prima di rinunciare e dedicarsi alla sola scrittura. Della sua vita poi non si sa molto, e quasi tutte le enciclopedie del fumetto fino a qualche anno fa non riportavano nemmeno la sua voce, perché si pensava che il suo non fosse altro che lo pseudonimo usato da un gruppo di sceneggiatori. Troppi erano infatti i personaggi che firmava, soprattutto sui settimanali dell’Eura, Lanciostory e Skorpio: a cominciare da Nippur, e poi Savarese, Gilgamesh, Helena, Kevin, Mojado, Kozakovich & Connors, Morgan, con stili differentemente avventurosi, e poi anche il comicissimo Pepe Sanchez. Ma questi sono solo alcuni dei nomi di una lista lunghissima nella quale non abbiamo inserito il suo più grande successo: quel Dago (creato con Alberto Salinas) che l’anno scorso è stato festeggiato a Romics con la presenza del suo più giovane disegnatore, il già grande Carlos Gomez. Con Wood Romics premia un grande del fumetto, che ha saputo utilizzare le regole del fumetto popolare per creare grandi epopee e personaggi di grande fascino, autorevoli ma sempre consumati dal dubbio e spesso malati di struggente malinconia.